
Agricoltura rigenerativa tra le colline dell’Oltrepò Pavese per costruire un modello esportabile nella vita quotidiana.
Vincenzo Alvaro
Fare educazione alimentare partendo dal campo e arrivare al consumatore finale ma anche all’alta ristorazione con un progetto di agricoltura rigenerativa. Siamo tra le colline dell’Oltrepò Pavese, tra paesaggi disegnati da vigne cariche di grappoli e colline rigogliose. È qui, in queste terre, che Miriam Prencisvalle e Simone Bevilacqua hanno dato vita da quasi cinque anni ad Acà, azienda agricola specializzata nella coltivazione di verdure, erbe aromatiche, specie rare, fiori edibili e tanto altro. Qui le parole d’ordine sono tutela della biodiversità e sostenibilità delle produzioni in un concetto molto avanzato del biologico tradizionale. Per dirla in maniera semplice, ma senza sminuire il grande lavoro che c’è dietro, un grande orto di casa che non utilizza alcun trattamento su piante e terreni, proprio per essere quanto più rispettosi della natura ma anche dei consumatori finali.

La meccanizzazione delle coltivazioni è bandita: in campo si va come nell’antico rito dell’agricoltura. Mani e attrezzi per vivere da vicino il contatto con le coltivazioni ed essere meno invasivi possibili. Un modello possibile di agricoltura rigenerativa che oggi diventa anche esperienza da condividere con un sempre più attento e folto pubblico di visitatori che sceglie di conoscere da vicino la realtà nata nel 2021 a Montù Beccaria grazie ad un fondo per giovani agricoltori utilizzato per acquistare e ristrutturare un vecchio casale dove attualmente ha sede l’azienda. Nelle tracce biografiche di Simone e Miriam sette anni di esperienza nella gestione di un’azienda vitivinicola del territorio ma anche la traccia agricola inculcata dai nonni che vivevano della coltivazione dei campi e che oggi è quella traccia di continuità familiare che anima il rapporto con l’ambiente.

Una parte dell’azienda – che ospita i campi dove si coltivano fiori edibili, microgreens & babyleaf, la vigna che permette la produzione di poche migliaia di bottiglie di Barbera, il pollaio, gli alberi da frutto dal cui raccolto si producono ottime marmellate – è dedicata all’agriturismo dove si svolgono attività ricreative, didattiche, corsi di cucina, raccolta di erbe, esperienze per bambini per sottolineare il valore educativo del mangiar sano, nel pieno rispetto del ciclo naturale della terra, e si prova a trasferire il concetto che ciò che si vive ad Acà è un modello esportabile nella vita quotidiana. D’altronde i due protagonisti di questa azienda agricola – impegnati anche nel mondo della sommellerie professionale – sono partiti proprio dagli orti sociali del milanese prima di trasferirsi nell’Oltrepò e scegliere la vita dei campi in maniera sicuramente moderna e contemporanea, ma molto rispettosa della tradizione del passato.


«Crediamo molto in quello che facciamo – spiega Miriam Prencisvalle – e ci diverte farlo. Negli ultimi anni abbiamo dovuto anche fare i conti con il cambiamento climatico e i suoi effetti. Preferiremmo avere un clima più secco per evitare gli attacchi fungini che generano la troppa presenza di acqua, ma nonostante tutto andiamo avanti perchè Acà diventi un modello esportabile nella vita quotidiana. Produciamo 25 varietà di pomodori, varietà sconosciute di ortaggi ma anche frutti antichi e varietà resistenti perchè crediamo nel concetto della biodiversità che va tutelata, valorizzata, condivisa».
In questo grande orizzonte di curiosità e scoperta verso le specie, ha trovato spazio anche una bevanda fermentata asiatica che sta rapidamente prendendo spazio nel mondo anche dei soft drink: il kombucha normalmente prodotto fermentando infusi di tè con una coltura di lieviti e batteri lattici ed acetici, qui sperimentata utilizzando infusi delle erbe Acà al posto del tè.


E nel prossimo futuro c’è il desiderio di recuperare un altro vecchio casale per ospitare la cantina, dove accogliere le uve e vinificare in loco le uve della vigna.
Maggiori info sul profilo social: ACÀ – Oltrepò Pavese