Spreco alimentare: le principali problematiche del sistema di produzione del cibo

Lo spreco alimentare è un problema che riguarda da vicino il mondo dell’agricoltura perché si tratta di uno dei più gravi difetti dell’odierno sistema di produzione del cibo.

di Rosamaria camodeca

Lo spreco alimentare è un problema che riguarda da vicino il mondo dell’agricoltura perché si tratta di uno dei più gravi difetti dell’odierno sistema di produzione del cibo. Diverse sono le variabili che fanno sì che il cibo che non arrivi alla tavola dei consumatori oppure che non venga completamente consumato e finisca in discarica.  

Il primo dato certo è che esiste una forte sperequazione tra chi ha cibo in eccesso e chi non ne ha abbastanza.

In Italia, ad esempio, lungo la filiera agroalimentare la quantità di cibo sprecato è di circa 5,5 milioni di tonnellate all’anno su circa 6 milioni di tonnellate di eccedenza, quindi la quasi totalità dell’eccedenza diventa spreco. Non si tratta solo dello spreco di cui siamo direttamente responsabili noi consumatori, ma di tutto lo scarto che si produce lungo la filiera agroalimentare dal campo alla tavola.

Nel corso del tempo, infatti, essa si è trasformata, diventando sempre più lunga ed articolata. D’altro canto, l’aumento della popolazione mondiale, e soprattutto il flusso che dalle campagne continua a spostarsi verso i centri urbani, comporta un maggiore distanziamento tra il luogo di produzione e quello di consumo. Oggi la struttura distributiva è così complessa da aggravare di molto gli sprechi.

A ciò va aggiunta la crescente richiesta dei consumatori in termini di disponibilità e convenienza dei prodotti alimentari. In più i danni causati agli imballaggi dal trasporto generano un numero considerevole di confezioni invendute, le strategie di marketing spesso incoraggiano acquisti smisurati, come ad esempio le operazioni due al prezzo di uno. Così si accumula scarto su scarto.

La questione venne inserita tra le priorità dell’Agenda ONU per il 2030 già nel 2015, quando forte era l’esigenza-emergenza di intervenire per arginare la deriva di comportamenti inconsapevoli.

Sullo stesso indirizzo l’Unione Europea, con la direttiva 851/2018, stabilisce come intervenire per ridurre “le perdite alimentari lungo le catene di approvvigionamento e produzione”, in cui l’idea di fondo è che i rifiuti vengano considerati come una risorsa da utilizzare per ottenere un vantaggio economico. Si mira a contenere lo spreco con una piattaforma che metta insieme gli Stati membri e tutti gli attori della catena alimentare per aiutarli a definire le misure necessarie e condividere le migliori pratiche.

Anche in Italia una serie di incentivi mirano a sostenere progetti di ricerca e sviluppo per ridurre gli sprechi lungo la filiera, ma secondo la FAO ad oggi gli effetti delle politiche di riduzione degli sprechi tardano a dare risultati soddisfacenti. Oltre un terzo del cibo prodotto a livello mondiale viene sprecato e nutrire la popolazione mondiale, che cresce ogni anno di 80 milioni di individui, sta diventando sempre più difficile.

L’agricoltura resta la fonte primaria di cibo, ma può un’agricoltura sostenibile far fronte a tale richiesta? L’Obiettivo 2 dell’Agenda ONU 2030 dice che è giunto il momento ri-considerare come coltiviamo, condividiamo e consumiamo il cibo. Va sostenuto uno sviluppo rurale centrato sulle persone e allo stesso tempo sull’ambiente.

Per questo si rende necessario un profondo mutamento di quello che è il sistema agricolo e alimentare a livello globale.

Certamente l’abbattimento dello spreco di derrate alimentari potrebbe garantire una maggiore disponibilità ad un numero maggiore di persone e, nello stesso tempo, ridurre l’impatto ambientale. Si tratta di quantità che oscillano intorno a milioni di tonnellate, che sarebbero sufficienti a garantire la sussistenza a circa 200 milioni di persone.

Allo stesso tempo sono pressappoco 795 milioni – ovvero una su nove – le persone nel mondo che soffrono la fame e se nel 2050 saranno altri due miliardi gli esseri umani che abiteranno sul nostro pianeta si comprende che è una lotta impari.

L’innovazione tecnologica, a partire da intelligenza artificiale e blockchain, può dare una mano determinante ma solo se potenzierà gli effetti di nostri comportamenti responsabili. Solo cancellando definitivamente la convinzione che tutto ciò che c’è sulla Terra è lì per il nostro uso e consumo potremo raggiungere la drastica riduzione di spreco che serve per attivare uno sviluppo veramente sostenibile.