Se questo è un “Made in”: le reazioni della rete sulla morte di Satnam Singh
La tragica morte del trentunenne lavoratore indiano, abbandonato sul ciglio della strada dal suo datore di lavoro nell’Agro Pontino dopo aver perso un braccio a causa di un macchinario avvolgi-plastica, ha suscitato profonda indignazione sia a livello nazionale che sulla rete e ha sollevato importanti questioni etiche e di giustizia riguardanti la sostenibilità sociale del nostro sistema alimentare.
Mentre giornali e televisioni hanno riportato le prese di posizione dal mondo delle istituzioni nazionali e locali nonché le voci dei colleghi e conoscenti di Satnam Singh, è importante evidenziare che il comportamento di taluni “imprenditori” ha creato indignazioni e reazioni anche fuori dai confini nazionali, producendo ombre sul nostro Made in Italy su cui sarà necessario fare luce.
Su YouTube il servizio giornalistico di One India intitolato “Indian labourer Satnam Singh dies after being abandoned on road in Italy” ha attirato numerosi commenti di sdegno da utenti di tutto il mondo. Dall’analisi del sentiment di questi si evidenzia come la barbarie dell’episodio abbia leso l’immagine del nostro paese a livello internazionale.
Molti utenti di diverse parti del mondo hanno espresso profondo sdegno per l’accaduto, sottolineando l’ipocrisia percepita nell’atteggiamento delle società occidentali. Un commento recita: «Gli europei sono i campioni dell’umanità e dei diritti umani, giusto?» evidenziando il contrasto tra i principi proclamati e le azioni reali. Un altro utente ha sottolineato: «Il mondo non è solo egoista ma anche molto brutale». Un altro ancora suggerisce: «Non lavorate in UE».
Altri commenti mostrano solidarietà con la famiglia di Singh. Un utente europeo scrive: «Io scrivo dall’Europa, questo è molto brutto. Come è difficile per la famiglia ora. Se c’è qualche modo per inviare denaro. Il popolo indiano in generale è orientato al duro lavoro e alla famiglia. Spero che la polizia punisca quest’uomo». Ciò riflette la tristezza e l’empatia per la difficile situazione della famiglia, oltre alla volontà di offrire un supporto concreto.
Anche la richiesta di giustizia è naturalmente un tema ricorrente. Un utente sottolinea: «È una situazione molto tragica. L’indiano era un immigrato clandestino e il datore di lavoro che lo ha assunto ha deciso di non chiedere alcun aiuto perché in questo modo pensava non sarebbe finito in prigione per aver impiegato un immigrato clandestino e per sfruttamento», mentre un altro aggiunge: «Chi gli ha dato un lavoro, poi lo ha messo sulla strada, deve pagare per questo». L’indignazione è palpabile, con molti che chiedono severe conseguenze per il datore di lavoro.
Alcuni commenti si concentrano sulle condizioni generali dei lavoratori migranti in Italia. Un utente chiede: “Vi prego, indagate sull’aspetto della schiavitù di questi braccianti che lavorano nelle aziende agricole in Italia!”, evidenziando la necessità di un esame più approfondito delle pratiche lavorative nell’agricoltura italiana in quanto diffusa è la percezione che il caso di Singh non sia isolato, ma parte di un problema sistemico più ampio.
La morte di Satnam Singh ha scatenato una forte reazione emotiva tra gli utenti, riflettendo un mix di tristezza, rabbia e richieste di giustizia. La speranza è che questa tragica vicenda possa portare a una maggiore consapevolezza e a misure concrete per prevenire future ingiustizie, a garanzia di un made in Italy della tavola sempre più sostenibile anche dal punto di vista sociale.
Senza appellarci al karma o altre forme di giustizia divina, ad ora, sappiamo che l’indagato – in carcere con l’ordinanza di custodia cautelare – è accusato sia del reato di omicidio doloso che per diverse violazioni del decreto legislativo 81/2008 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Cosa hanno detto:
Presidente della Repubblica Italiana | Sergio Mattarella
Lo sfruttamento del lavoro dei più deboli e indifesi «con modalità e condizioni illegali e crudeli» è un «fenomeno che, con rigore e fermezza, va ovunque contrastato, eliminato totalmente e sanzionato, evitando di fornire l’erronea e inaccettabile impressione che venga tollerato ignorandolo». Al 160° anniversario della fondazione della Croce Rossa Italiana arriva chiaro il richiamo del capo dello Stato Sergio Mattarella a bandire una forma di lavoro «che si manifesta con caratteri disumani» come il caporalato. Il presidente interviene con parole nette dopo la morte di Satnam Singh, il bracciante indiano abbandonato senza un braccio davanti casa dal proprietario dell’azienda dove lavorava, a Latina, «vedendosi rifiutare soccorso e assistenza, dopo l’ennesimo incidente sul lavoro». Un fatto grave ed estraneo a un Paese di grande civiltà, che Mattarella mette in contrapposizione al valore della solidarietà, che è invece un valore che fa parte dell’identità stessa dell’Italia.
Amico e soccorritore di Satnam | Tarnjit Singh
«Eravamo io, lui, la moglie e un’altra donna italiana. All’improvviso Satnam ha cominciato a urlare, il padrone dell’azienda è sceso dal trattore bestemmiando e dicendoci di stare zitti. Io lo pregavo di chiamare l’ambulanza ma lui invece ha preso il furgone e ha caricato Satnam, il braccio e la moglie. Credevo che sarebbe corso in ospedale, invece li ha portati a casa loro. Da quel giorno non dormo più. Lavoravo lì da un anno e mezzo per 5.50 euro all’ora. Sono irregolare e non so cosa fare in questi giorni. Nessuno fa lavorare più chi è senza documenti».