La Dop Economy Italiana: presentato il XXII Rapporto Ismea-Qualivita

Nel 2023, la Dop economy ha creato un valore alla produzione di 20,2 miliardi di euro, contribuendo al 19% del fatturato agroalimentare italiano, dando lavoro a quasi 850 mila persone.

Roma – Nel cuore della capitale, la Sala Conferenze dell’Hotel Quirinale ha ospitato la presentazione del XXII Rapporto Ismea-Qualivita. L’evento ha visto la partecipazione del Ministro Francesco Lollobrigida, affiancato da Mauro Rosati, Direttore della Fondazione Qualivita, e Sergio Marchi, Direttore Generale di ISMEA. Tra gli ospiti, rappresentanti dei Consorzi di tutela, esperti del settore e operatori della filiera agroalimentare hanno discusso il ruolo strategico delle Indicazioni Geografiche (IG) per l’economia italiana, tracciando un quadro aggiornato e ricco di spunti per il futuro.

Il valore della Dop Economy: una crescita solida e costante

Il rapporto evidenzia una Dop Economy italiana in buona salute, con un valore complessivo alla produzione di 20,2 miliardi di euro nel 2023, pari al 19% del fatturato agroalimentare nazionale. Questo risultato rappresenta una crescita del +0,2% su base annua e un impressionante incremento del +52% nell’ultimo decennio. A guidare questa crescita sono stati i 317 Consorzi di tutela riconosciuti dal Ministero dell’Agricoltura, che coordinano l’attività di oltre 194.000 imprese delle filiere cibo e vino, generando 850.000 posti di lavoro.

Settori trainanti: cibo in crescita, vino in fase di assestamento

Il settore del cibo DOP IGP si conferma in forte espansione, raggiungendo per la prima volta i 9,17 miliardi di euro (+3,5%) e trainato soprattutto da prodotti come i formaggi (+5,3%), l’olio di oliva (+33%) e la pasticceria (+9%).

Diversa la situazione per il vino DOP IGP, che registra una lieve contrazione sia in quantità imbottigliata (-0,7%) che in valore (-2,3%), fermandosi a 11 miliardi di euro. Nonostante queste difficoltà, il settore mantiene un ruolo di rilievo grazie all’export, che si attesta a 6,89 miliardi di euro (-0,6% rispetto al 2022).

Export e competitività internazionale: crescita in Europa, ma la sfida è nei paesi extra-Ue

L’export dei prodotti DOP IGP rappresenta uno dei pilastri della Dop Economy, con un valore complessivo di 11,6 miliardi di euro. I mercati dell’Unione Europea registrano una crescita del +5,3%, compensando il calo del -4,6% nei Paesi Extra-UE, dove tensioni geopolitiche e dazi continuano a rappresentare un ostacolo. Gli Stati Uniti rimangono il primo mercato di riferimento, assorbendo il 21% delle esportazioni italiane DOP IGP.

Occupazione e impatto territoriale

Le filiere DOP IGP offrono occupazione a quasi 850.000 lavoratori, il 60% dei quali impiegato nella fase agricola. La distribuzione territoriale delle attività evidenzia una crescita particolarmente marcata nel Sud Italia e nelle Isole (+4,0%), con risultati eccezionali in regioni come Sardegna (+19%) e Abruzzo (+11%). Anche il Nord-Ovest continua a crescere, trainato dalla Lombardia, che supera per la prima volta i 2,5 miliardi di euro.

Commento di AIC

“Il XXII Rapporto Ismea-Qualivita ribadisce l’importanza della Dop Economy come pilastro del Made in Italy, garantendo qualità, tutela della biodiversità e sostegno al reddito degli agricoltori, specie nelle aree interne. Tuttavia, restano sfide cruciali, come il dumping sull’agroalimentare italiano e il rischio di dazi ingiusti che minacciano la competitività di beni unici e insostituibili”. Lo afferma in una nota Giuseppino Santoianni, presidente dell’Associazione Italiana Coltivatori.

“La tecnologia sta trasformando ogni settore, e condividiamo l’esigenza emersa durante la presentazione del Rapporto di un ecosistema digitale per l’agricoltura” dichiara il presidente di AIC. “Senza dati per profilare i consumatori e intelligenza artificiale a supporto, le imprese agricole non possono esprimere il loro potenziale in un mondo le cui evoluzioni avanzano molto velocemente” prosegue Santoianni.

“Altro aspetto rilevante, la creazione di una comunicazione più incisiva che faccia emergere la qualità delle nostre produzioni agroalimentari contro i fenomeni dell’Italian Sounding e dell’agribashing. Sostenibilità e territorio convivono nelle Indicazioni Geografiche e tutelare questo modello significa preservare la sua unicità sui mercati internazionali”, conclude il presidente di AIC.