
Giornata mondiale contro la desertificazione: Santoianni (AIC), “Acqua, agricoltura e tecnologia per una strategia di resilienza equa e concreta”
La desertificazione non è più una minaccia futura ma una condizione con cui l’agricoltura italiana ed europea convive già oggi, dobbiamo superare le logiche emergenziali per costruire un piano d’azione stabile e condiviso
Roma, 17 giugno 2025 – La lotta alla desertificazione non è solo una priorità ambientale, ma una questione di visione agricola, coesione territoriale e sostenibilità produttiva. A ricordarlo, in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità, è Giuseppino Santoianni, presidente dell’Associazione Italiana Coltivatori,
«La desertificazione non è più una minaccia futura – afferma Santoianni – ma una condizione con cui l’agricoltura italiana ed europea convive già oggi, dobbiamo superare le logiche emergenziali per costruire un piano d’azione stabile e condiviso». Nel solo mese di maggio, oltre il 53% del territorio dell’Unione Europea è stato interessato da condizioni di siccità, con impatti significativi nelle aree agricole del Mediterraneo. In Italia, il comparto primario utilizza circa il 40% dei prelievi idrici nazionali, pari a oltre 16 miliardi di metri cubi l’anno, ma appena il 19% della superficie agricola dispone di impianti irrigui.
Un elemento di riflessione in più arriva dal recente studio della FAO, che segnala come 1,66 miliardi di ettari a livello globale risultino interessati da fenomeni di degrado legati all’attività umana, in gran parte (oltre il 60%) rappresentati da terreni agricoli, tra superfici coltivate e pascoli. La regione araba evidenzia le criticità maggiori, con oltre 46 milioni di ettari potenzialmente compromessi da fattori come salinizzazione del suolo, uso eccessivo di fertilizzanti, scarsità d’acqua e innalzamento delle temperature.
«Si tratta di dati che confermano l’importanza di promuovere una gestione sostenibile del suolo, dell’acqua e delle risorse produttive – osserva Santoianni – e che sollecitano anche l’Europa e il Mediterraneo a investire con decisione in pratiche agricole resilienti, evitando logiche di sfruttamento intensivo e valorizzando invece un’agricoltura radicata nei territori, innovativa e attenta all’equilibrio ambientale».
A fronte di queste criticità strutturali, il presidente dell’AIC richiama l’attenzione anche sulla recente Strategia europea per la resilienza idrica, presentata dalla Commissione lo scorso 4 giugno, che invita gli Stati membri ad agire su infrastrutture efficienti e innovazione tecnologica.
«Tecnologia e sapere contadino non devono viaggiare su binari paralleli – prosegue il presidente – ma integrarsi. È tempo di una politica industriale dell’innovazione agricola che renda queste soluzioni accessibili anche alle piccole e medie aziende, che costituiscono la spina dorsale del nostro agroalimentare. Serve una rete idrica moderna e interconnessa, accompagnata da una governance multilivello che renda operativa la strategia europea a livello nazionale e locale».
L’obiettivo, sottolinea Santoianni, non è inseguire l’emergenza, ma dotare il settore primario di strumenti per affrontare con consapevolezza il nuovo scenario climatico: irrigazione di precisione, sensoristica, intelligenza artificiale, piattaforme digitali per il monitoraggio dei suoli e delle falde, tutte tecnologie già disponibili ma ancora scarsamente diffuse su larga scala.
«La desertificazione – prosegue il presidente di AIC – non è solo un tema ambientale. È anche una questione di giustizia territoriale e sicurezza alimentare. Colpisce in modo particolare le aree interne e le regioni mediterranee, accentuando squilibri già esistenti. Contrastarla significa proteggere le comunità rurali, rafforzare la coesione sociale e costruire un modello agricolo che non solo resista agli shock climatici, ma li anticipi».
«Gli agricoltori – conclude – non sono spettatori del cambiamento climatico, ma protagonisti della risposta. Metterli nelle condizioni di innovare, accompagnarli nelle transizioni e valorizzarne il ruolo è la via più credibile per affrontare la sfida dell’acqua e garantire un’agricoltura davvero resiliente».