G7 Agricoltura: il dilemma della cooperazione agricola
C’è una città radicata nel mito, terra di grandi drammaturghi e scienziati, Siracusa, senz’altro uno dei centri più importanti del mondo antico. In questo luogo, tra i templi in stile dorico e le chiese barocche, che durante la dominazione araba divennero anche moschee, il 26-27-28 settembre si terrà il G7 Agricoltura e Pesca. Sotto la presidenza italiana, le sette economie più rappresentative del pianeta – il 70% della ricchezza mondiale – si riuniranno a Ortigia, centro storico cittadino circondato dal mare, per discutere sul futuro di un settore davvero primario per la sicurezza alimentare globale.
Un lembo di terra della parte sud-orientale della Sicilia che riceve il testimone da un’altra città isolana, Miyazaki, in Giappone, che ha ospitato l’incontro del 2023. Come annunciato dal Ministro Lollobrigida, le discussioni riprenderanno dal documento approvato nella città del Pacifico, dove sono state indicate 12 azioni prioritarie per rendere i sistemi agroalimentari più sostenibili, produttivi, resilienti e aperti, con regole eque e trasparenti sul commercio internazionale.
Elementi che nelle intenzioni della presidenza italiana rappresentano la base per quelli che saranno presumibilmente i temi dell’incontro organizzato nella città di Archimede, ovvero: cibo di qualità per tutti, sostegno comune alle misure Ue per l’Ucraina, il contrasto alle pratiche sleali e la difesa delle indicazioni geografiche.
Accanto a questi temi, per rafforzare la sicurezza alimentare a livello globale e migliorare la resilienza delle attività agricole ai cambiamenti climatici, soprattutto nelle aree sottosviluppate, nel vertice di Borgo Egnazia (13-15 giugno), il gruppo dei sette ha annunciato l’Apulia Food System Initiative (AFIS). Obiettivo dell’Italia è utilizzare l’AFIS per avvicinare il più possibile i leader del G7 al Piano Mattei.
L’AFIS, che verrà presentato in dettaglio nel G7 dei Ministri dello Sviluppo Economico a Pescara (24-25 ottobre), tuttavia, non ha ricevuto reazioni entusiastiche, soprattutto da parte delle organizzazioni agricole africane, con Ibrahima Coulibaly, presidente della West African Network of Peasants and Agricultural Producers che ha lamentato la mancanza di progettualità dell’iniziativa a supporto dei piccoli e medi produttori del continente.
La posizione di AIC
“Per il mondo agricolo, il vertice di Siracusa dovrà essere l’occasione in cui i rappresentanti del G7 coordinano i loro sforzi a tutela di un settore che ha bisogno di ripensare il suo modello produttivo. Le transizioni verde e digitale” – commenta Santoianni – “sono indispensabili per il futuro del settore, ma anche costose, e i contadini sono i primi a subirne le conseguenze.
Come associazione vogliamo condividere quelle che sono le nostre priorità: promuovere la tutela del reddito dei produttori, a partire dai piccoli e medi, davanti alle crisi economiche e i disastri climatici; impegnarsi in modo deciso a rafforzare la trasparenza nella formazione dei prezzi nella filiera agroalimentare per aiutare gli agricoltori ad essere più resilienti di fronte alla volatilità dei prezzi; adottare politiche concrete per la tracciabilità e lo sviluppo dei sistemi produttivi legati al territorio; aumentare la cooperazione agricola per sostenere lo sviluppo del continente africano, che rappresenta il 65% della superficie arabile a livello mondiale.
Per l’Africa” – sottolinea Santoianni – “la sfida dell’innovazione tecnologica e l’introduzione di un modello agricolo inclusivo, con il coinvolgimento dei giovani e delle donne, è indispensabile alla stabilità economica e sociale del continente. Il lancio dell’AFIS e lo sforzo del governo italiano a sostegno del Piano Mattei sono certamente iniziative che vanno sostenute, ma per non essere predatorie necessitano di un reale coinvolgimento della società civile locale e internazionale. Sarà molto importante superare le diffidenze delle organizzazioni agricole africane, che si sono sentite escluse dall’iniziativa lanciata a Borgo Egnazia. Inoltre, sarà altrettanto utile capire quanto questo piano sarà effettivo a livello finanziario, soprattutto nel supporto ai piccoli coltivatori, che, secondo una recente stima dell’IFAD, rappresentano il 70% della produzione agricola africana”.