Una storia di famiglia che vive tra i filari delle vigne del Molise dal 1938 e che oggi interpreta una storia di tradizione con la giusta modernità produttiva

Vincenzo Alvaro

Ci sono territori del vino ancora poco esplorati in Italia, così carichi di bellezza e sapori autentici che valgono il viaggio. Uomini e donne che in quelle terre hanno saputo approfondire storie, sempre più spesso legate a contesti familiari, avvalorando saperi ereditati da una tradizione antica, che oggi strizzano l’occhio ad una modernità consapevole, che non tradisce mai le origini. Anzi su quella identità si innesta e si consolida. È così anche per Michele Travaglini e suo fratello Pierluigi che in Molise hanno preso in mano la tenuta di proprietà di famiglia che segnala una storia di viticoltori dal 1938 e ne hanno fatto un avamposto di produzioni fortemente legate al terroir e quella identità che appartiene a questa zona della regione, valorizzando vitigni autoctoni che rischiavano di andar dimenticati nel panorama ampelografico italiano.

L’uno laureato in ingegneria e l’altro in economia dopo gli studi a Bologna scelgono di ritornare alle radici. Nel 2014 arrivano a Campomarino dove già da diversi anni i nonni paterni avevano impiantato i primi vigneti. In questa porzione d’Italia nel periodo pre-romanico i Sanniti apprezzarono l’arte della viticoltura e la capacità di questa terra di restituire una selezione di quelli che diventarono i migliori vitigni italiani. Non è un caso che lo scrittore romano Plinio il Vecchio li definì “vini ottimi d’Italia”.

Su questa storia si consolida un’esperienza che vede protagonisti anche i nonni materni di ritorno dall’Aslazia, intorno agli anni ’60, dopo aver lavorato in un’importante realtà enologica d’oltralpe. Tenute Martarosa, nata con l’arrivo dei due fratelli oggi alle redini dell’azienda, è una storia di ritorni e nuovi inizi.

Le uve che prima venivano commercializzate restano in azienda per produrre il vino della famiglia Travaglini con una propria etichetta. Tintilia, l’uva più rappresentativa della regione Molise, ma anche Trebbiano, Montepulciano, Fiano vengono coltivati in regime biologico dando vita a bottiglie dalla grande riconoscibilità territoriale. Quasi 12 referenze aziendali per un totale di 95mila bottiglie prodotte che hanno saputo in questi anni conquistare i mercati italiani (con presenze importanti nel Lazio, in Emilia Romagna, Marche e Lombardia oltre al consolidato mercato molisano), ma anche all’estero dove i vini di Tenute Martarosa vantano collaborazioni di vendita in Estonia, Belgio, Irlanda, Inghilterra, Svizzera, Finlandia, Olanda, Germania, Albania.

Un progetto vitivinicolo che è in continua evoluzione e che da qualche tempo si arricchisce anche di una chicca produttiva di grande pregio: l’affinamento in mare del moscato che, dopo il percorso di imbottigliamento, finisce a 55 metri di profondità nel mare per completare l’affinamento altri otto mesi.

Un’azienda artigiana del vino che vive nei terreni appartenuti nell’Ottocento ad una proprietaria terriera che aveva due figlie (Marta e Rosa) dalle quali prende il nome l’azienda. «Lo spirito di famiglia e sacrificio ereditato dai nostri nonni esiste ancora – spiega Michele Travaglini – Oggi siamo impegnati a produrre e mettere in bottiglia una idea di vino più semplice da bere. Distanziarci dalla cultura diffusa come vino alimento. Prima erano produzioni molto cariche, di struttura che accompagnavano il pasto. La nostra scelta oggi è quella di lavorare bene in cantina per dar vita a vini più armonici, piacevoli, semplici da bere che si caratterizzino per la loro longevità e che sappiano essere fortemente identitari e narratori della nostra terra, ancora poco esplorata ma che può offrire tanto agli appassionati che hanno voglia di visitare questa nuova frontiera dell’enologia».

Per maggiori informazioni sulle attività di Tenute Martarosa e i suoi vini che valorizzano il terroir, visita qui il sito web e il profilo Facebook dell’azienda vitivinicola di Campomarino.