Vino, Santoianni: No alle etichettature allarmistiche, decisioni Ue siano rispettate

“Indicare in etichetta come nocivo un prodotto alcolico al pari di un superalcolico e non fare distinzioni in termini di abuso significa boicottare di fatto l’intera produzione vitivinicola europea, mettendo a rischio le produzioni della nostra tradizione enologica”. Così si é espresso Giuseppino Santoianni, presidente dell’Associazione Italiana Coltivatori in merito al silenzio-assenso da parte della Commissione europea sull’adozione da parte dell’Irlanda di un’etichetta con scritto ‘nuoce gravemente alla salute’, simile a quelle già in uso per le sigarette, per ogni prodotto contenente alcol ivi compreso il vino. 

Eppure l’Europarlamento si era già espresso contro un’etichettatura di questo tipo un anno fa, a conclusione della discussione sulla strategia europea di prevenzione e contrasto al cancro, che pure aveva visto posizioni molto diverse e discussioni accese. Discussione tornata d’attualità, che ha spinto la Commissione a commentare che da parte sua non c’è intenzione di modificare il piano europeo anti-cancro utilizzando lo strumento delle etichettature, sulla scia della decisione dell’Irlanda, seppure tra gli obiettivi di tale piano Ue ci sia anche la riduzione dell’utilizzo di alcol nella popolazione europea.

“Questa etichettatura banalizza i temi dell’educazione alimentare e del consumo consapevole di bevande alcoliche, a noi molto cari”, – continua Santoianni, che chiede a tutto il sistema Italia, a partire dalle istituzioni competenti, di attivarsi – “Il vino italiano non è solo una delle punte di diamante del nostro settore agroalimentare, apprezzato ed esportato in tutto il mondo, ma è anche il frutto di una produzione attenta all’ambiente che con le sue 96 varietà di vite coltivate vanta la maggiore biodiversità di tutta Europa”. 

“Non porre subito un freno a questo tipo di fuga in avanti è pericoloso anche perché può diventare un precedente, dobbiamo sostenere con forza il principio per cui la politica agricola comune si fa insieme all’interno delle istituzioni comunitarie e si rispetta insieme a livello di singoli stati membri, é così facendo che abbiamo riscattato questo continente dalla fame post-bellica portandolo sulla vetta mondiale della qualità agroalimentare, non dimentichiamolo”, conclude il Presidente dell’AIC.