La Politica Agricola Comune (PAC) fra origini e prospettive
GLI OBIETTIVI ALL’ORIGINE – La Politica Agricola Comune, conosciuta con il suo acronimo PAC, è stata istituita dalla Comunità Economica Europea (CEE) con i Trattati di Roma (1957) e ha avuto nel corso degli anni un ruolo fondamentale nel supportare lo sviluppo dell’Unione attraverso una graduale e costante integrazione fra agricoltori e cittadini. Inizialmente gli obiettivi della PAC, introdotta ufficialmente nel 1962, erano quelli di:
- Migliorare la produttività agricola, facendo sì che l’approvvigionamento di derrate alimentari fosse sufficiente per i cittadini europei e a prezzi accessibili;
- Garantire un sostegno al reddito che fosse in grado di offrire un equo tenore di vita agli agricoltori.
LA VISIONE RINNOVATA – Lungo i suoi sessant’anni, la PAC ha orientato le strategie degli agricoltori e mutato profondamente l’agricoltura del nostro continente. Sono i cittadini europei che offrono di volta in volta una rinnovata visione delle logiche della filiera alimentare e, tramite il parlamento europeo, questa si traduce in scelte politiche che impattano sul sostegno al reddito degli agricoltori e sui nuovi modi di fare agricoltura.
In particolare, la nuova Politica agricola comune – entrata in vigore in Italia il 1° gennaio 2023 dopo l’approvazione da parte della Commissione europea del piano strategico PAC (PSP) – risente di una rinnovata sensibilità da parte della società civile sui temi ambientali (Green New Deal) strettamente connessi all’approvvigionamento alimentare (Farm to Fork, Strategie sulla Biodiversità) così come emerge dai suoi nove obiettivi (Figura 1).
Figura 1 – I 9 + 1 obiettivi PAC orientati alla visione tripartita della sostenibilità fra economia, ambiente e sociale
LA STRUTTURA FINANZIARIA – Dalla data della sua introduzione nel 1962 ad oggi, la PAC è stata oggetto di numerose riforme che le hanno permesso di adattarsi ai cambiamenti nelle esigenze dell’agricoltura europea e delle politiche dell’UE, come ad esempio avvenne nel 2003 con la riforma Fischler che orientò il comparto verso una maggiore competitività e multifunzionalità.
Oggi possiamo dire che la nuova Politica agricola comune (PAC 23-27) è una politica dell’Unione Europea che mira a garantire la sicurezza alimentare, proteggere l’ambiente, promuovere la produzione agricola e sostenere un equo reddito dei produttori agricoli. Questa – rappresentando circa il 40% del bilancio dell’UE – è uno dei programmi di spesa più importanti dell’UE e attinge le sue risorse al bilancio europeo tramite due fondi, i pilastri della politica agraria europea:
- Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) – finanzia o, in alcuni casi, cofinanzia con gli Stati membri, gli aiuti e i pagamenti diretti alle imprese agricole e le spese dell’organizzazione comune di mercato (OCM);
- Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) – cofinanzia la vitalità e redditività economica delle zone rurali attraverso interventi a sostegno delle politiche di sviluppo rurale (PSR).
Per il periodo 2021-2027 sono stati assegnati ai Paesi UE con la PAC – attraverso l’approvazione formale del Parlamento europeo dello scorso dicembre – risorse pari a 387 miliardi di euro che provengono dai due diversi fondi enunciati.
LE RISORSE DESTINATE ALLA PAC – I Paesi Membri dell’Unione contribuiscono annualmente al bilancio dell’Unione Europea versando una quota di circa l’1% del PIL nazionale. Per quanto riguarda il nostro Paese, l’Italia è un contributore netto al bilancio UE ovvero, da un punto di vista contabile, contribuisce alle casse dell’Unione più di quanto riceva direttamente. Il governo italiano versa annualmente la sua “quota d’iscrizione” di 12-15 miliardi di euro, ricevendo dal Unione dei benefici diretti come 9-11 miliardi di euro che le autorità nazionali utilizzano in quota parte come politiche di sostegno agli agricoltori o in progetti di sviluppo locale e dei benefici indiretti come, a titolo di esempio, l’adesione al mercato unico composto da 450 milioni di consumatori che porta un beneficio stimato al nostro Paese di oltre 80 miliardi di euro.
Dal confronto percentuale consultabile sul sito del parlamento Europeo si legge che agli inizi degli anni ’80 la PAC rappresentava il 66% del bilancio dell’Unione Europea, nel periodo 2014-2020 tale percentuale è scesa al 37,8% e per il prossimo settennato 2021-2027 rappresenterà il 31%. Questa riduzione è il frutto della scelta europea di dare più libertà alle imprese agricole di orientare le loro produzioni senza però far venire meno il sostegno al reddito vincolato all’erogazione da parte delle imprese agricole di beni pubblici per la comunità.
LA RIMODULAZIONE DELLE RISORSE FRA 1 E 2 PILASTRO – Alla consapevolezza quindi che siamo di fronte ad una torta che si è ridotta nella dimensione nel corso del tempo, gli imprenditori agricoli tenuti a condurre le proprie aziende nei prossimi anni, devono essere consci che esistono poi differenze di politiche agricole fra i diversi Paesi basate sulle modulazioni dei pilastri della PAC. Qui rappresentiamo per comparazioni di massima la distribuzione delle risorse del nostro Paese per la PAC 23-27 e quella Europea per la PAC 14-20:
- PAC (2023-2027) distribuzione italiana elaborata dal CREA: pagamenti diretti (49.5%), Sviluppo Rurale (44.8%), Misure di Mercato (5.7%);
- PAC (2014-2020) distribuzione europea: pagamenti diretti (71,3%), allo sviluppo rurale (24,4%) alle misure di mercato (4,3% del totale).
IL FOCUS PAC 2023-27 – Anche la nuova PAC prevede la distribuzione di finanziamenti ai produttori agricoli dell’UE, sia sotto forma di pagamenti diretti che di sostegno ai mercati, come aiuti alla commercializzazione e all’esportazione. La PAC promuove inoltre la sostenibilità del settore attraverso i complementi regionali di sviluppo rurale (CSR) che incoraggiano le pratiche agricole sostenibili, la protezione della biodiversità e il miglioramento delle infrastrutture rurali.
Il Piano strategico nazionale (PSP) vale complessivamente circa 36.6 miliardi, di cui 20,9 miliardi di fondi europei per il primo pilastro (FEAGA), che includono 18,14 miliardi per i pagamenti diretti (49.5%) e 2 miliardi per gli interventi settoriali (5.7%). La dotazione per il secondo pilastro (FEASR) relativo allo sviluppo rurale ammonta invece a 16,40 miliardi (44.8%), tra risorse europee e cofinanziamento nazionale.
È bene poi ricordare che, così come espresso in più occasioni dal Presidente ISMEA Prof. Angelo Frascarelli, il budget di sostegno all’agricoltura attraverso le risorse della PAC – pari a circa 7.3 miliardi di euro annui – è rimasto sostanzialmente invariato. La distribuzione delle risorse è diventata però più selettiva delle precedenti in quanto gli impegni richiesti alle imprese agricole per l’ottenimento dei contributi sono più stringenti. A tal proposito, il decreto ministeriale del 23 dicembre 2023 disciplina il funzionamento dei cinque tipi di intervento previsti dalla riforma della PAC per i pagamenti diretti:
- Sostegno al reddito di base o pagamento di base: 48% del budget.
- Regimi per il clima e l’ambiente ed il benessere degli animali (c.d. Ecoschemi): 25% del budget.
- Pagamento accoppiato: 15% del budget.
- Sostegno ridistributivo al reddito: 10% del budget.
- Sostegno ai giovani agricoltori: 2% del budget.
Al sistema dei pagamenti diretti e alle modalità con cui i produttori agricoli a partire dal 2023 e fino al 2027 potranno percepire i contributi del I pilastro, il Centro di Assistenza Agricola AIC ha dedicato un webinar dal titolo “Nuova PAC 2023-27” che è disponibile sul profilo YouTube dell’Associazione Italiana Coltivatori.