L’azienda di Daniele Borando in provincia di Novara rappresenta una vera eccellenza per la coltivazione del riso e la sua trasformazione in sementi.

– Vincenzo Alvaro

Si chiamano Kikko, Borandotto, Karbor, Kaldor, Spillo e Gioiello e sono come dei “figli” da accompagnare alla migliore crescita possibile. Perché qui, nei campi della provincia piemontese, sui terreni in affitto dall’Ospedale Maggiore della Carità di Novara l’azienda agricola di Daniele Borando ha dato vita ad una realtà che si occupa di coltivazione del riso, della sua trasformazione in sementi, che certifica e vende in Italia e all’estero.

Una tra le due uniche realtà esistenti in Italia sotto questo profilo aziendale, una vera eccellenza produttiva che ha il merito di aver iscritto ben 11 nuove varietà di riso al catalogo della comunità europea, e due sono proprio in questi mesi in corso di iscrizione. Ad aggiungersi alle iscrizioni comunitarie ce ne sono altre 4 varietà che sono state registrate presso la Federazione Russa, 2 in Turchia e in ultimo 2 in Marocco dove si è iniziata la commercializzazione nel 2019.

Una storia che nasce da lontano, quando il padre dell’attuale responsabile dell’azienda, Daniele, su questi terreni a San Pietro Mosezzo era coltivatore affittuario di riso per l’azienda che era di proprietà dell’Ospedale maggiore della Carità di Novara. Qui dove oggi è tutto coltivato a riso c’era spazio anche per gli allevamenti di animali da latte e carne. Quando negli anni ’70 si decise di vendere il bestiame, tutti i terreni vennero destinati alle risaie dando il via a quella che sarebbe stata poi la visione futura che ha portato a ciò che è oggi l’azienda Borando Sementi.

Partendo dalle risorse del piano di insediamento per i giovani agricoltori Daniele ha deciso dieci anni dopo, nel 1996, di iniziare la produzione di riso da seme, strutturando un percorso che oltre all’acquisto di strumenti necessari per la lavorazione e la produzione delle sementi di riso, grazie alla richiesta e ottenimento della licenza sementiera dalla Regione Piemonte, che ha dato «il via a questa avventura» – racconta ricordando il passato -, ha sviluppato anche un centro di ricerca interno all’azienda che ha portato al riconoscimento di un percorso di miglioramento genetico che ha permesso anche la tutela della biodiversità e degli ecotipi locali. Varietà classiche come ad esempio il Sant’Andrea, meglio conosciuto come Carnaroli, vengono così custodite nel segno di una sovranità alimentare che mai deve essere dimenticata.

In questo campo che è «una vera e propria malattia» per la passione che si innesca nel seguirlo e conoscerlo in maniera sempre più approfondita, il confronto con i colossi multinazionali è presto detto: «sono loro che la stanno facendo da padrone» – aggiunge Daniele Borando – realizzando una filiera di sementi che non sono più autoctoni. Una corsa alla produzione di semi che siano sempre più resistenti agli erbicidi che per le logiche del mercato forse crescerà in maniera esponenziale. Ma Daniele continua a credere nel modello di scala che realizza incroci tra varietà convenzionali e storiche proprio per tutelare la biodiversità alimentare ed assicurare ai consumatori una qualità indiscussa nel terreno quanto in tavola, con prodotti che salvaguardano la salute di chi li mangia.

La cascina Burlotta, dove nel 1947 Angelo Borando e i suoi fratelli, mossero i primi passi in questa azienda in cui veniva sbiancato il riso prodotto da tutte le cascine della zona, oggi la tradizione ha assunto una strategia moderna che ha conquistato il mondo. I prodotti della Borando Sementi arrivano infatti in tutta Europa e nei paesi del Mediterraneo, promuovendo varietà di riso dalle caratteristiche selezionate.

Vuoi scoprire di più sull’azienda agricola Borando? Visita il sito www.borandosementi.it e rimani aggiornato attraverso il profilo Facebook di Daniele Borando sulle attività biodiverse di chi assicura ai consumatori una qualità indiscussa nel terreno quanto a tavola.