Caro Gas, tra speculazioni e mercati impazziti

Rimane incandescente la questione del caro bollette e desta grande preoccupazione. Al momento una soluzione soddisfacente appare lontana. Nel mese di novembre si è registrato un calo del 12,9% del prezzo del gas, che rimane comunque di gran lunga più alto rispetto al passato. In tale contesto la speculazione è stata più volte chiamata in causa come fattore determinante dell’impennata dei prezzi. Ma come funziona il mercato del gas con il suo meccanismo di regolamento dei prezzi, per quale motivo oggi si registrano differenze così importanti rispetto all’andamento degli ultimi anni? È a causa di investitori senza scrupoli che speculando interferiscono sul prezzo del gas e dell’energia in generale? 

Innanzitutto va chiarito che il mercato del gas come tutti gli altri funziona secondo la regola della domanda e dell’offerta. Tuttavia nel mercato in questione gli operatori economici sono pochi, si tratta di grandi aziende multinazionali dal forte potere economico che poi rivendono ai paesi interessati.

Inoltre nel mercato del gas gli acquisti “reali” sono pochi, le contrattazioni si basano sui Futures, titoli che hanno per oggetto contratti che impegnano le parti a scambiare la merce in futuro ad un prezzo prestabilito. I Futures sono oggetto essi stessi di contrattazioni sulle borse mondiali, non vengono usati direttamente per acquistare il gas ma la quotazione del momento influisce sul prezzo di scambio finale.

Questo sistema ha funzionato fino alla scorsa primavera. Dopo l’invasione Russa dell’Ucraina l’incertezza dei mercati e i timori sul futuro hanno stravolto gli equilibri economici. Per evitare perdite si è cercato di tenere alto il prezzo dei Futures attraverso manovre, dette speculative, ma che hanno il fine di evitare deprezzamenti e crolli del proprio portafogli titoli. In parallelo la maggior parte dei paesi dipendenti dalle forniture russe di gas ha provveduto ad aumentare le proprie scorte contribuendo così ad innalzare la domanda e alla conseguente impennata dei prezzi. 

Diverse sono le proposte a livello europeo per arginare gli effetti di questa crisi. Non essendo le politiche energetiche una competenza della Commissione, gli Stati membri cercano un accordo condiviso, tuttavia difficile da raggiungere proprio perché ognuno dei 27 ha un’architettura energetica diversa dagli altri e gli interessi non sempre combaciano. Intanto in Italia si lavora sulla riduzione dei consumi tagliando i periodi di accensione dei riscaldamenti centralizzati con una contemporanea riduzione delle temperature consentite e si ragiona su una forma di “austerity” come negli anni ‘70. Restano alti i disagi per imprese e cittadini e i danni per l’economia sono già sotto gli occhi di tutti. 

Impianto di biogas in azienda agricola
Impianto di biogas che utilizza reflui zootecnici

In un’ottica di medio e lungo periodo sarebbe auspicabile modificare i comportamenti dei singoli e soprattutto delle risorse energetiche impiegate dalle imprese, con interventi che rafforzino le fonti rinnovabili, soprattutto in un’ottica di riduzione delle emissioni di CO2 e altre sostanze inquinanti. Perché è bene ricordare che siamo anche in piena emergenza climatica, dato su cui pare che nell’ultimo periodo sia calata di molto l’attenzione.

di Rosamaria Camodeca