Santoianni: è arrivato il momento di politiche coraggiose per la sostenibilità
Dal 1970 al 2050, portare nel futuro l’esperienza acquisita
“Più di 50 anni fa è stato un disastro ambientale causato da fuoriuscita di petrolio a risvegliare le coscienze ambientaliste di chi lanciò la Giornata della Terra. Oggi che questo appuntamento mondiale compie 50 anni, il petrolio registra per la prima volta un valore negativo causato dal lockdown delle attività produttive. Contemporaneamente è diventata globale la presa di coscienza dell’importanza che riveste l’agroalimentare, dando nuovo significato alla locuzione ‘settore primario’“. Commenta così la Giornata Mondiale della Terra, giunta al suo 50-esimo anniversario, Giuseppino Santoianni, Presidente AIC. Secondo la FAO l’agricoltura mondiale nel 2050 dovrà essere in grado di produrre il 60% in più rispetto al 2010 per far fronte ai bisogni alimentari di 9,7 miliardi di individui. “Oggi, a causa della crisi pandemica, ci troviamo di fronte a una finestra storica che occorre cogliere tutti – partendo dalle politiche sovranazionali e scendendo ai piccoli coltivatori – per cambiare rotta e modellare un futuro più sostenibile, più equo verso i territori, più giusto per i componenti della filiera dal campo alla tavola”, prosegue.
Dal globale al locale, la sfida investe tutti
“L’Unione europea ha la possibilità di rispondere a questa sfida con la nuova PAC in corso di definizione, adottando politiche coraggiose a sostegno delle migliori pratiche per qualità dei prodotti, tutela della salute dei consumatori e sostenibilità ambientale. Come quella delle produzioni biologiche, che vede i nostri agricoltori in prima fila”, aggiunge Santoianni. Secondo l’Istat l’Italia è il Paese europeo con la maggiore superficie dedicata a colture biologiche: oltre 1,5 milioni di ettari, corrispondente al 16,3% del totale dell’Ue e al 12,3% della superficie agricola utilizzata nazionale. Questa pratica è diffusa maggiormente nel Centro e nel Mezzogiorno – la quota di superficie biologica è di oltre il 29% in Calabria e supera il 25% in Sicilia – che insieme rappresentano l’85% della superficie nazionale dedicata a coltivazioni bio. “Se si decidesse di valorizzare adeguatamente a livello nazionale le produzioni biologiche, potremmo avere uno strumento in grado di aiutarci nella riduzione del divario Nord-Sud”, sottolinea il Presidente di AIC Giuseppino Santoianni.