Il Tar del Lazio ha respinto la richiesta di sospendere il decreto interministeriale che introduce l’obbligo di indicazione d’origine del grano nella pasta. Il Ministero delle Politiche agricole e forestali ne comunica la notizia con grande soddisfazione.
Il Tribunale ha ritenuto “prevalente l’interesse pubblico volto a tutelare l’informazione dei consumatori, considerato anche l’esito delle recenti consultazioni pubbliche circa l’importanza attribuita dai consumatori italiani alla conoscenza del Paese d’origine e/o del luogo di provenienza dell’alimento e dell’ingrediente primario”.
“Come Presidente dell’Associazione italiana coltivatori , non posso che essere soddisfatto della decisione del Tar”, afferma il Presidente Giuseppino Santoianni. “E’ prevalente, continua Santoianni, la volontà dei cittadini di conoscere l’origine dei beni che acquistano e soprattutto di un bene di prima necessità come la pasta. Ciò favorirà anche il nostro grano, coltivato nel massimo rispetto delle norme e spesso sottomesso alla legge del mercato ma non della qualità”.
Il provvedimento firmato dai Ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda entrerà in vigore come previsto il 17 febbraio 2018.
“La decisione del Tar del Lazio – ha commentato il Ministro Martina – conferma il diritto dei consumatori alla massima trasparenza delle informazioni in etichetta. Il nostro lavoro a tutela delle produzioni italiane va avanti, per valorizzare l’origine delle materie prime e rafforzare le filiere agroalimentari. Crediamo che questo provvedimento debba essere esteso a tutta l’Unione europea, perché si tratta di una scelta di equità, competitività e giustizia”.
Il decreto grano/pasta stabilisce che le etichette, chiare e visibili, debbano avere necessariamente le seguenti caratteristiche:
– Indicare il Paese di coltivazione del grano
– Nome del paese in cui il grano è stato macinato.
Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE.
Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi UE e/o non UE”.
Le indicazioni sull’origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.
Ad una consultazione pubblica svolta sul sito del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali sulla trasparenza delle informazioni dei prodotti agroalimentari, hanno partecipato 26 mila cittadini. E di essi oltre l’85% ha affermato che è importante essere a conoscenza delle origini delle materie prime e dei beni acquistati.
Insomma si continua a lavorare per difendere il “buon lavoro” e le eccellenze italiane