Sul ‘foodtech’ 17 mld di investimenti nel 2020 nonostante il Covid. Ecco cos’è

Un settore in crescita del 42% anno su anno che nonostante la pandemia non conosce crisi: nel 2020 ha raccolto 17 miliardi di investimenti.

Questa è la fotografia del Foodtech scattata da “The state of global foodtech report”, rapporto internazionale realizzato da Talent Garden e Forward Fooding, piattaforma collaborativa dedicata all’industria agroalimentare, in partnership con Accenture, Unilever e Var Group. Secondo il rapporto, a livello globale, l’ecosistema foodtech conta 5.300 realtà, che hanno registrato investimenti dal 2010 per oltre 65 miliardi di euro, con un tasso di crescita annuo composto 42% negli ultimi 5 anni, chiudendo il 2020, nonostante la pandemia, con investimenti record per circa 17 miliardi di euro.

Il Foodtech è un settore che fa leva sulle tecnologie digitali innovative per la produzione, conservazione, lavorazione, confezionamento, controllo e distribuzione del cibo. È composto da imprenditori e startup agroalimentari che hanno generalmente due mission principali: rendere i prodotti di qualità accessibili al maggior numero di persone e far sì che la produzione agricola diventi sempre più sostenibile nel lungo temine.

da TalentGarden.org

Negli ultimi 5 anni, spinto dal suo impatto positivo e dalla crescente consapevolezza delle problematiche che il nostro sistema alimentare sta affrontando, il settore foodtech è passato da trend emergente a uno dei temi più ‘caldi’ nel mondo dell’innovazione, confermato dal numero in crescita esponenziale non solo di startup, ma anche di investitori dedicati e attori dell’ecosistema. Alcuni numeri testimoniano proprio l’interesse in chiave strategica per il futuro di questo settore: più di 240 gli acceleratori e abilitatori di ecosistemi operanti nel settore, più di 3.260 tra venture capitalist e investitori istituzionali, 980 business angel e oltre 260 tra imprese e Corporate Venture Capitalist investitori.

A livello di settori, l’agriTech, che comprende servizi e tecnologie che mirano ad aumentare l’efficienza e la sostenibilità dell’agricoltura e dell’allevamento, è di gran lunga la più popolata in termini di numero di aziende (più di 1.500), in quanto mercato più “maturo”. Dal punto di vista dei finanziamenti, il settore del food delivery è quello che ha attirato oltre il 48% degli investimenti totali (31,5 miliardi di euro), principalmente guidato da un numero di unicorni come Delivery Hero (più di 4,2 miliardi di euro raccolti) o Deliveroo (1,3 miliardi di euro) e da alcuni exploit in borsa come Doordash che, con la quotazione in borsa delle scorse settimane, ha raggiunto un valore di 50 miliardi di dollari, quarta Ipo più forte di tutti i tempi.

I next-gen food & drinks, categoria che include tutti gli ingredienti alternativi come carne a base vegetale, prodotti a base di insetti, prodotti a base di funghi, cibi e bevande funzionali e sostituti dei pasti, seguono l’esempio (6,2 miliardi di euro raccolti nel 2020), trainati dalla crescita esponenziale dal settore delle proteine alternative che ha registrato investimenti per oltre 2,4 miliardi di euro nell’ultimo anno, crescendo a un Cagr esponenziale del 81% dal 2018.

Geograficamente, gli Stati Uniti sono stati in testa, sia in termini di numero di startup (più di 1.300) che di livello di investimento, ma l’Europa e ora l’Asia stanno rapidamente recuperando terreno. Silicon Valley, Londra e Israele, con oltre 1.000 startup incentrate su AgriFoodTech, stanno attirando più del 30% degli investimenti globali, ma stanno iniziando a emergere hub sorti e sviluppatisi più di recente come Singapore, Parigi o Berlino. Negli ultimi anni anche la collaborazione tra aziende e startup si è evoluta molto: da rapporti puramente finanziari si è passati a una situazione in cui sempre più aziende vedono le startup come partner strategici, in quanto consentono l’apprendimento di qualcosa di nuovo, il miglioramento dell’efficienza, la risoluzione dei problemi aziendali principali. Nell’attuale panorama il 46% delle startup, che non hanno lavorato con aziende, probabilmente lo faranno in futuro (Unilever Foundry).

Le continue interruzioni dei mercati e delle catene di approvvigionamento globali a seguito della pandemia COVID-19 hanno solo confermato la necessità di un ecosistema di supporto per l’innovazione e la collaborazione. Le startup hanno il vantaggio dell’agilità e della flessibilità, poiché le tendenze del mercato e dei consumatori si adattano alla situazione attuale, operando senza la burocrazia che spesso le aziende devono affrontare. La collaborazione può quindi aiutare le aziende a rispondere alle loro necessità senza operare cambiamenti fondamentali nel loro core business, sostenuta dal fatto che l’80% di esse ritiene che le startup possano avere un impatto positivo sul proprio approccio all’innovazione.

Articolo pubblicato dall’agenzia di stampa askanews