Tavolo Mipaaf di partenariato nazionale su PAC 2023-2027: l’intervento di AIC

L’Associazione Italiana Coltivatori ha partecipato al Tavolo di partenariato nazionale sull’attuazione della PAC 2023-2027. Alla video conferenza, trasmessa in diretta sul canale YouTube di Rete Rurale, hanno preso parte i principali attori istituzionali, sociali ed economici nazionali coinvolti nella redazione del Piano Strategico Nazionale.

Il Tavolo è stato indetto dal Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e presieduto dal Ministro Stefano Patuanelli, che ha prima illustrato il lavoro portato avanti e i passaggi necessari all’approvazione del Piano Strategico Nazionale relativo alla Politica Agricola Comune, e poi ha ascoltato le osservazioni formulate dalle principali associazioni di settore. Di seguito riportiamo le informazioni date dal Ministro Patuanelli e il contributo di AIC.

I PASSAGGI NECESSARI ALL’APPROVAZIONE DEL PSN – Una volta presentato il Piano Strategico Nazionale alla Commissione UE, quest’ultima effettuerà una valutazione in termini generali di esaustività, uniformità e coerenza con i principi generali del diritto dell’Unione per poi procedere ad una disamina sostanziale dei piani nazionali concernente l’adeguatezza della strategia del piano, gli obiettivi specifici corrispondenti, i target, gli interventi, le assegnazioni delle risorse di bilancio utili a conseguire i predetti obiettivi specifici attraverso gli interventi proposti.

Successivamente alla valutazione del piano, la Commissione fornirà osservazioni in forma scritta destinate agli Stati membri entro tre mesi dalla data di presentazione del piano strategico.

IL LAVORO COMUNE DEL TAVOLO DI PARTENARIATO Il lavoro del Tavolo di partenariato non si esaurisce con la notifica del piano strategico alla Commissione UE e il primo trimestre dell’anno sarà utilizzato, anche grazie a interlocuzioni formali con la Commissione stessa, per:

  • perfezionare l’accordo con le regioni e le province autonome sul riparto dei fondi (in particolare sul pilastro relativo allo sviluppo rurale);
  • finalizzare il processo di armonizzazione di vari interventi fra primo e secondo pilastro;
  • completare il processo di certificazione e di giustificazione economica di vari interventi;
  • definire il modello di governance tenendo presente che le regioni e le province autonome manterranno il ruolo di autorità di gestione di interventi di sviluppo rurale;
  • riorganizzare il SIAN in modo da adeguarlo al new delivery model;
  • condividere con il partenariato l’ulteriore sviluppo della strategia.

LE QUATTRO MIGLIORIE CHIESTE DA AIC – Nella discussione sulla bozza del Piano Strategico Nazionale, l’Associazione Italiana Coltivatori ha portato all’attenzione del Ministro Patuanelli quattro punti chiave che il PSN dovrà monitorare per non correre il rischio di creare pesanti squilibri nei territori e per garantire uno sviluppo ordinato delle comunità rurali che l’Associazione rappresenta, tutela e unisce.

  1. Il supporto alle piccole aziende agricole operanti nelle aree interne e marginali così come in quelle depresse. Diverse imprese associate, spesso di piccole dimensioni e a conduzione familiare, sono operative in zone depresse e marginali che hanno bisogno di più attenzione perché a rischio di abbandono e spopolamento. Nella Bozza del Piano Nazionale viene affermato che il limite minimo dei pagamenti diretti sia di 300 euro per le zone montane e svantaggiate mentre per le altre aree l’importo è fissato a 500. Questa scelta può influenzare notevolmente l’abbandono di alcune aree rurali che possiamo definire “depresse” ma che non rientrano nelle zone svantaggiate e montane. Il contributo minimo di 500 euro escluderebbe molte aziende che si trovano in queste aree aumentando il rischio di abbandono considerando che anche un contributo minimo di 300 può contribuire a sostenere alcuni costi di gestione delle suddette aziende (concimazioni, lavorazione minime del terreno, ecc.).
    AIC chiede al Ministro di attenzionare nel PSN la particolare situazione degli agricoltori operanti nelle aree depresse e marginali per garantire la continuità della loro attività di impresa che altrimenti sarebbe messa a serio rischio, provocando pesanti ricadute sulla sostenibilità di quei difficili territori.

  2. L’implementazione della condizionalità sociale. Sulla questione dell’inclusione sociale e dell’applicazione della condizionalità sociale, strettamente connessa al fenomeno del caporalato in agricoltura, AIC crede sia possibile efficientare l’attuale gestione dei controlli incrementando i rapporti con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro anche con la messa in rete e integrazione delle altre banche dati in possesso dei diversi operatori pubblici.
    Crede inoltre che la sola attività repressiva non possa essere risolutrice del problema. L’emersione del lavoro nero in agricoltura, affrontato nella bozza di PSN, può avere un alleato fondamentale nei lavoratori e nelle lavoratrici sfruttati che decidono di denunciare. L’esperienza però ci insegna che molti dei lavoratori sfruttati, che hanno presentato una regolare denuncia, sono risultati danneggiati dalle lungaggini giudiziarie. Questo è certo un fattore che disincentiva le denunce e favorisce il prosieguo dell’attività del padrone, incoraggiando nei fatti il lavoro nero e le nuove forme di schiavismo.
    Ragion per cui, se da un lato accogliamo con favore il concetto di protezione presente nella PAC con la clausola della condizionalità sociale che incide sull’erogazione dei pagamenti diretti ai soggetti che sfruttano i lavoratori agricoli e danneggiano le imprese sane, al contempo AIC segnala al Tavolo di Partenariato la proposta di Legge presentata dal Senatore Nannicini che alla protezione di quei lavoratori sfruttati che presentano regolare denuncia alle autorità aggiunge la presa in carico da parte delle istituzioni attraverso il sostegno al reddito, la formazione e l’inclusione sociale.

  3. Il contrasto alle speculazioni sui terreni agricoli generate dalle multinazionali del mondo energetico. Sul tema delle energie rinnovabili, l’Associazione Italiana Coltivatori è fortemente convinta che questa sia l’energia pulita di cui il nostro Paese necessita per contribuire alla sfida globale del cambiamento climatico e ridurre così le emissioni di anidride carbonica. A questo problema ambientale avvertito dalle imprese associate e che si riversa sull’attività produttiva, si aggiunge però la preoccupazione derivante dalle intense attività speculative gravanti sui terreni agricoli da parte delle multinazionali del settore energetico e ad altri soggetti estranei al mondo agricolo, intenzionati a trasformare i campi coltivati in campi destinati alla produzione energetica.
    AIC esprime quindi forti perplessità sulla cosiddetta tecnologia agrovoltaica che, in apparenza, sembra in grado di preservare la produzione agricola a motivo della sua collocazione rialzata, ma la cui adozione su vasta scala – garantendo un cospicuo reddito alternativo al proprietario del terreno – potrebbe incentivare l’abbandono dell’attività agricola mettendo a serio rischio la sicurezza alimentare del Paese.
    Conoscendo la sensibilità del Ministro sui temi ambientali, l’Associazione chiede pertanto di attenzionare nel documento del PSN questo aspetto con un riferimento che disincentivi pesantemente le speculazioni sui terreni agricoli. L’adozione di tale tecnologia green deve avvenire in primis sulle coperture delle aziende agricole e solo dopo, in una percentuale contenuta e comunque vincolata all’attività produttiva, sul campo agricolo. Perché l’agrivoltaico senza l’attività dei coltivatori perderebbe il prefisso “agri” e si ridurrebbe nei fatti ad un fotovoltaico a mezz’aria.

  4. La sicurezza sul lavoro strettamente connessa alla possibilità effettiva di rinnovo del parco macchine agricole. Il rinnovo dei parchi macchine è cruciale per ridurre gli incidenti sul lavoro che pesano sul mondo agricolo e questo è promosso e finanziato dagli enti nazionali e regionali con appositi bandi di gara. Le procedure di ottenimento del finanziamento sono spesso legate a delle modalità (es. click day) che mettono in concorrenza le imprese agricole di diverse dimensioni premiando le più veloci. La disparità di accesso alla connessione a banda larga rende però impari la competizione e ingiusta la modalità di gara, soprattutto per le imprese agricole operanti nelle aree interne, molto spesso di dimensioni ridotte, che non hanno la possibilità di accedere alla suddetta connessione oppure scontano dei ritardi sistemici nel potenziamento territoriale della banda larga.
    In virtù dell’importanza del tema della sicurezza sul lavoro, AIC ritiene opportuno garantire a queste aziende agricole di dimensioni ridotte operanti nelle aree interne la possibilità di ricevere dei contributi per il rinnovo del parco macchine. Chiede quindi di prevedere nel PSN l’esclusione o la rimodulazione delle modalità di gara che hanno nella velocità e potenza di connessione il loro principio premiante, in modo tale da garantire un’equa competizione nell’ottenimento dei contributi che giovano al rafforzamento della sicurezza sul lavoro in campo agricolo.

Con lo spirito di offrire degli spunti di riflessione per risolvere i problemi oltre a segnalarli, all’intervento di Giovanni Lattanzi, Responsabile AIC per i Rapporti Istituzionali, farà seguito l’invio al Ministero dell’Agricoltura di un documento scritto di sintesi con le valutazioni e i suggerimenti in merito ai temi trattati nel corso della riunione, con la certezza che saranno oggetto di analisi da parte del Mipaaf in vista del prossimo Tavolo di partenariato nazionale sull’attuazione della PAC 2023-2027.