Dipinto della Lucania, di Carlo Levi

Giornata del Libro. Leggiamo Carlo Levi a 75 anni da “Cristo si è fermato a Eboli”

Carlo Levi, nato a Torino nel 1902, è stato letterato, artista e attivista antifascista, oltre che medico. Il confino in Lucania negli anni 1935-1936 lo portò a scoprire il problema meridionale, a conoscere intimamente un mondo contadino a cui ha dedicato l’affresco “Cristo si è fermato a Eboli”, pubblicato da Einaudi nel 1945.

Già il treno ci riportava, oltre la capitale, verso il sud. Era notte, e non mi riusciva di dormire. Seduto sulla dura panca, andavo ripensando ai giorni passati, a quel senso di estraneità, e alla totale incomprensione dei politici per la vita di quei paesi verso cui mi affrettavo. Tutti mi avevano chiesto notizie del mezzogiorno; a tutti avevo raccontato quello che avevo visto: e, se tutti mi avevano ascoltato con interesse, ben pochi mi era parso volessero realmente capire quello che dicevo. Erano uomini di varie opinioni e temperamenti: dagli estremisti più accesi ai più rigidi conservatori. Molti erano uomini di vero ingegno e tutti dicevano di aver meditato sul «problema meridionale» e avevano pronte le loro formule e i loro schemi. Ma così come queste loro formule e schemi, e perfino il linguaggio e le parole usate per esprimerli sarebbero stati incomprensibili all’orecchio dei contadini, così la vita e i bisogni dei contadini erano per essi un mondo chiuso, che neppure si curavano di penetrare.” 

Cristo si è fermato a Eboli, p. 219

“Senza una rivoluzione contadina, non avremo mai una vera rivoluzione italiana, e viceversa. Le due cose si identificano. Il problema meridionale non si risolve dentro lo Stato attuale, né dentro quelli che, senza contraddirlo radicalmente, lo seguiranno. Si risolverà soltanto fuori di essi, se sapremo creare una nuova idea politica e una nuova forma di Stato, che sia anche lo Stato dei contadini[…] Né si può risolvere con le sole forze del mezzogiorno[…] ma soltanto con l’opera di tutta l’Italia, e il suo radicale rinnovamento”.

Cristo si è fermato a Eboli, p. 222

“Dobbiamo ripensare ai fondamenti stessi dell’idea di Stato: al concetto d’individuo che ne è la base; e, al tradizionale concetto giuridico e astratto di individuo, dobbiamo sostituire un nuovo concetto, che esprima la realtà vivente, che abolisca la invalicabile trascendenza di individuo e di Stato. L’individuo non è una entità chiusa, ma un rapporto, il luogo di tutti i rapporti.”

Cristo si è fermato a Eboli, p. 223