1 maggio, AIC: abbiamo 5 anni per rinnovare l’Italia con il Pnrr. Il Governo incentivi il lavoro!

“È il lavoro che ci porterà fuori dalla crisi generale provocata dalla pandemia. Dal lavoro inestimabile di medici e operatori sanitari a quello degli agricoltori che continuano a garantire cibo quotidianamente, l’Italia è oggi più che mai una Repubblica fondata sul lavoro che spera di tornare a lavorare a pieno ritmo al più presto”. Lo dichiara Giuseppino Santoianni, Presidente dell’Associazione Italiana Coltivatori in occasione del Primo maggio. È un periodo duro per i lavoratori italiani, con quasi 1 milione di posti di lavoro persi negli ultimi 12 mesi secondo i dati Istat e ben 717.000 italiani inattivi in più (+5,4%) rispetto all’anno precedente. La morsa della disoccupazione stringe soprattutto i giovani, il cui tasso di disoccupazione è al 31,6%. “La luce in fondo al tunnel non può che essere ancora una volta la possibilità di lavorare intensamente, come abbiamo fatto collettivamente nel Secondo Dopoguerra, ammodernando e rilanciando l’economia. Questa volta il Pnrr italiano, seguendo le linee del Next Generation EU, è improntato a innovazione e sostenibilità, definendo i contorni delle occupazioni del domani. Noi italiani abbiamo nuovamente la possibilità di stupire l’Europa cogliendo questa opportunità”, – prosegue Santoianni – “nell’agricoltura è possibile una vera e propria rivoluzione tecnologica e green, che dia slancio all’economia tutelando la salute dei consumatori e dei territori. Molto dipende dall’attuale Governo e da quelli che seguiranno subito dopo perché la finestra di opportunità davanti a noi è stretta, nei 5 anni fino al 2026 dobbiamo impegnarci al massimo per avere un’Italia rinnovata. Chiediamo al Governo di rilanciare la competitività del made in Italy. Le nostre imprese sapranno cavalcare quest’onda. Contemporaneamente è essenziale costruire infrastrutture sociali solide, un welfare all’altezza della nostra storia e delle nostre aspirazioni. L’Italia deve reagire collettivamente contrastando lo sfruttamento del lavoro, ovunque e in ogni modo avvenga. Non dimentichiamoci che la tecnologia è un mezzo, non un fine, tocca a noi impiegarla in modo virtuoso, ad esempio per la migliore resa nei campi, invece di utilizzarla per produrre schiavi moderni come avviene in situazioni dove un algoritmo governa il lavoro delle persone. Le imprese devono essere oggi e sempre al fianco dei lavoratori nelle battaglie per il rispetto dei diritti e della dignità del lavoro. Buon Primo maggio!”