L’ amico peggiore del nemico: i dazi di Trump e l’impatto sull’agroalimentare

È il “D-Day” dei dazi per l’Europa: con la firma di un ordine esecutivo, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sconvolto il mercato internazionale con un’imposta generalizzata del 20% su tutti i prodotti provenienti dall’Unione Europea.

È il “D-Day” dei dazi per l’Europa: con la firma di un ordine esecutivo, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha sconvolto il mercato internazionale con un’imposta generalizzata del 20% su tutti i prodotti provenienti dall’Unione Europea, colpendo in pieno uno dei settori di punta dell’economia italiana, quello agroalimentare, che nel solo 2024 ha raggiunto un record di esportazioni verso gli USA pari a 7,8 miliardi di euro.

L’applicazione dei dazi rischia di compromettere anni di crescita in un mercato diventato sempre più importante per il nostro Made in Italy. Dietro il messaggio provocatorio del presidente Trump “l’amico è stato peggiore del nemico” ha di fatto invitato le imprese europee a delocalizzare negli USA, stravolgendo così il dogma del libero commercio.

La mossa, che riporta le lancette della globalizzazione indietro di un secolo, fa schizzare il dazio medio americano dall’1,4% al 13% (elaborazione ISPI), portandolo a livelli simili a quelli del periodo tra le due guerre mondiali. L’UE potrebbe pagare il prezzo più alto: il PIL europeo calerebbe dello 0,4%, il doppio rispetto allo 0,2% previsto per gli Stati Uniti, con l’Italia tra i paesi più colpiti, per il settore alimentare le esportazioni pesano per l’11% del PIL rispetto al 5% della media europea.

Il Presidente Mattarella ha parlato di “errore profondo” a cui rispondere con serenità e compattezza, mentre il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida invita a “evitare isterismi” in attesa di comprendere con chiarezza l’impatto reale delle scelte statunitensi, ribadendo la necessità di scongiurare “una guerra commerciale che non è utile a nessuno”.

Per il presidente dell’AIC è necessario tutelare le imprese e i produttori italiani con una risposta unitaria dell’Europa.

«L’introduzione di dazi del 20% sull’export europeo da parte degli Stati Uniti rischia di colpire duramente l’agroalimentare italiano. Serve una risposta forte e coordinata a livello europeo, per difendere le nostre imprese e i nostri produttori”,  spiega il presidente dell’Associazione Italiana Coltivatori, Giuseppino Santoianni.

«Davanti a provvedimenti che minacciano la nostra qualità e il nostro lavoro, non dobbiamo procedere in ordine sparso. Pensare di rispondere con iniziative isolate non è solo inefficace, ma un errore che non possiamo permetterci».

Tramite il suo Presidente AIC avverte che l’impatto dei dazi si è fatto sentire prima ancora della loro applicazione : «L’annuncio stesso di una guerra commerciale è già un dazio. Dopo la notizia delle nuove tariffe, i mercati hanno reagito con instabilità: il dollaro ha perso lo 0,5% sull’euro. Parallelamente, nei mesi scorsi molti produttori italiani hanno accelerato le loro esportazioni verso gli Stati Uniti a causa dell’ allora potenziale introduzione di queste misure, generando una corsa che ha messo sotto pressione intere filiere d’eccellenza, dal gorgonzola al vino».

«Senza dimenticare che l’introduzione di tariffe alimenta anche il fenomeno dell’italian sounding, che ad oggi vale 40 milioni di euro».

«Dobbiamo evitare un’escalation dannosa per tutti. Difendere il Made in Italy significa proteggere chi lavora ogni giorno nei campi, nei caseifici, negli oleifici, nelle vigne e nei mulini; nelle aziende agricole che assicurano in modo sostenibile un futuro competitivo al nostro agroalimentare» conclude il presidente AIC.