Imprenditrici agricole tra ostacoli da superare e slanci

È ancora pieno di ostacoli da superare il cammino verso la parità di genere delle imprenditrici del settore agricolo italiano

di Rosamaria camodeca

È ancora pieno di ostacoli da superare il cammino verso la parità di genere delle imprenditrici del settore agricolo italiano. Le donne da sempre hanno fornito un contributo importante per la crescita e l’espansione di questo comparto: mogli, madri, sorelle o figlie nelle famiglie contadine rappresentavano una parte importante della forza lavoro impiegata al fianco degli uomini, contribuendo allo sviluppo del tessuto economico agricolo. 

Con i conflitti mondiali, che tengono gli uomini lontani dalle campagne, le donne iniziano a prendere in mano le redini delle aziende agricole. Tuttavia il processo di emancipazione, ad oggi, è ancora povero di risultati significativi. 

In Italia, denuncia l’Inps, “la parità nel mercato del lavoro è ancora lontana dall’essere pienamente realizzata. In particolare si riscontra una scarsa presenza femminile nelle posizioni apicali e maggiormente remunerative, nonostante negli ultimi decenni le donne abbiano conquistato più ruoli di amministrazione e controllo: le manager in Italia sono oggi il 21,4% a fronte del 12,2% del 2008. Identica la condizione nel settore agricoltura. 

Prendendo in esame i dati del settore riguardo la forza lavoro impiegata, si nota che sono circa 820 mila le lavoratrici, appena il 30% del totale delle persone occupate nel settore. Il divario di genere rimane anche prendendo in esame ruoli direzionali o legati alla proprietà delle aziende: i capi azienda donna oggi sono solo il 31,5% a fronte del 30,7% del 2010

Dunque una tendenza di trasformazione, dove però il gap è ancora lontano dall’essere colmato e mostra una presenza ancora troppo marginale di imprese a vocazione agricola di proprietà o gestite da donne.  

Ciò che risulta essere degno di nota è che la presenza della donna in ruoli chiave si afferma in aziende in cui agricoltura e tecnologia viaggiano di pari passo. In Europa il 35% delle aziende agricole che adottano tecnologie innovative sono gestite da donne (Eurostat). Non solo. I punti di forza peculiari delle imprese agricole al femminile riguardano aspetti che vanno oltre l’innovazione tecnologica: si tratta di imprese socialmente più responsabili e determinate nelle scelte strategiche che favoriscono la sostenibilità ambientale, la crescita e la stabilità nel lungo periodo. 

La spinta determinante per una vera e propria inversione di tendenza potrebbe scaturire da una politica diretta a superare gli ostacoli che limitano il lavoro femminile in Italia. 

La questione ruota intorno al principale ostacolo alla carriera per le donne in generale, ovvero l’assenza di politiche dedicate alla famiglia, che favoriscano l’inserimento delle donne nel mercato del lavoro. 

Le politiche europee suggeriscono agli stati membri azioni dirette all’integrazione di genere, la Pac 2023-2027 invita i paesi membri a porre particolare impegno alla partecipazione e alla promozione del ruolo della donna in agricoltura, ma non può essere sufficiente limitarsi ad adottare orientamenti e linee guida se a questi non corrispondono azioni concrete nel mettere in campo gli strumenti necessari che permettano realmente alle donne di non dover scegliere tra carriera e famiglia. 

Nel nostro paese, il 67% dei cosiddetti “lavori di cura” è a carico delle donne e il supporto alle famiglie  è ancora troppo poco strutturato. Nello European Gender Equality Index, l’indice che valuta la condizione della donna nei singoli stati dell’Unione europea, l’Italia si colloca solo al 14esimo posto, dal 2019 ad oggi il punteggio è addirittura sceso di 0,5 punti proprio nella categoria dedicata al lavoro, dove attualmente il nostro Paese ottiene 63,2 punti, collocandosi all’ultimo posto tra tutti gli Stati membri dell’Ue. 

Una nota positiva arriva dal “Report Donne”, elaborato da Manageritalia sugli ultimi dati ufficiali resi disponibili dall’Inps, che fotografa i manager under 35 italiani dove le donne sono il 39% mentre tra i quadri, anticamera della dirigenza, le donne sono già il 32% in assoluto e il 40% tra gli under 35. Ma questa è la stessa fascia d’età femminile presa in esame dall’Istat per verificare che in Italia c’è un forte calo delle nascite. E’ l’altra faccia della medaglia, che ci mostra come dal 2008 il calo sia di 197mila unità (-34,2%). 

Appare chiaro come il sistema metta le donne di fronte a una scelta tra carriera e famiglia, che ha effetti su ognuna e su tutta la società. Riprenderemo il tema nei prossimi numeri di Avvenire agricolo con le voci delle nostre imprenditrici e gli strumenti legislativi possibili per produrre un riequilibrio.