
Il ricambio generazionale e le politiche agricole nazionali
Il ricambio generazionale in agricoltura è una delle principali necessità e sfide per l’Italia. Secondo l’ultimo rapporto ISMEA “Giovani e Agricoltura” resta fondamentale promuovere lo sviluppo dell’imprenditorialità agricola per incrementare la competitività futura del settore.
di marco mabritto
Il ricambio generazionale in agricoltura è una delle principali necessità e sfide per l’Italia. Secondo l’ultimo rapporto ISMEA “Giovani e Agricoltura” resta fondamentale promuovere lo sviluppo dell’imprenditorialità agricola per incrementare la competitività futura del settore. Questo significa incoraggiare i giovani e nuovi imprenditori qualificati a gestire aziende agricole, forestali e altre attività connesse.
Per raggiungere tale obiettivo, secondo l’Istituto, servono una formazione adeguata, un più facile accesso al credito e ai terreni, e il sostegno alla multifunzionalità delle imprese.
Il coinvolgimento dei giovani nell’agricoltura in Italia è però strettamente connesso ai dati sul calo demografico e sull’invecchiamento della popolazione, due fenomeni ben evidenti nelle analisi statistiche.
Il tasso di natalità è in costante diminuzione: dal 1976, il numero medio di figli per donna (tasso di fecondità) è stabilmente inferiore a 2.1, il valore necessario a una popolazione la possibilità di riprodursi mantenendo costante la propria struttura.
Alla luce di questa tendenza, nel 2022 i giovani tra i 15 e i 39 anni in Italia erano 15.4 milioni, cioè 2 milioni in meno rispetto al 2013 (-12%) e 4 milioni in meno rispetto a vent’anni prima (-21%). La quota di questa fascia di età rispetto alla popolazione totale è scesa di 8 punti percentuali dal 2003.
La strategia italiana per i giovani definita nel Piano Strategico Nazionale della PAC prende in seria considerazione la Comunicazione della Commissione europea del 29 novembre 2017 che definisce il ricambio generazionale: “una priorità nell’ambito di un nuovo quadro strategico della PAC, con il compito di ridurre i rischi nei primi anni successivi all’avvio di un’impresa agricola, offrendo un sistema di sostegno per il primo insediamento, abbinato a incentivi adeguati per favorire l’uscita delle generazioni più anziane e il trasferimento di conoscenze tra le generazioni, nonché per accrescere la mobilità dei terreni e facilitare la pianificazione della successione, ad esempio attraverso il ricorso a servizi di consulenza e tutoraggio”.
Tra gli strumenti nazionali a supporto dei giovani agricoltori, un ruolo importante è svolto dall’ISMEA, che offre misure pensate per aiutarli nelle diverse fasi di sviluppo delle loro imprese. I programmi “Più Impresa” e “Generazione Terra” sono dedicati a sostenere la creazione e l’ampliamento delle aziende agricole gestite da giovani, per i quali nel corso del 2024 sono stati previsti bandi per 135 milioni di euro complessivi.
C’è poi la “Banca delle terre agricole”, accessibile a persone di tutte le età, ma che ha avuto un’ampia partecipazione da parte dei giovani: oltre la metà dei terreni e due terzi degli ettari assegnati finora sono andati a imprenditori under 41.
Infine, la Legge n.36 del 15 marzo 2024 completa il quadro degli strumenti nazionali, con misure che promuovono e sviluppano l’imprenditoria giovanile agricola, concentrandosi sul sostegno agli investimenti e sugli incentivi fiscali.
Analizzando la PAC 2023-27 e il Piano Strategico italiano (PSP), insieme a quelli di altri Paesi europei, si nota che gli Stati membri hanno scelto un approccio tradizionale per sostenere il ricambio generazionale. Hanno infatti puntato prevalentemente su misure già usate in passato, come il sostegno complementare al reddito per i giovani agricoltori e il premio per il primo insediamento.
In particolare, sempre dal Rapporto di ISMEA, l’Italia ha scelto di destinare il 2% dei pagamenti diretti, circa 352 milioni di euro, al sostegno complementare al reddito per i giovani agricoltori. Inoltre, ha previsto circa 680 milioni di euro di spesa pubblica, nel quinquennio, l’intervento di sviluppo rurale per l’insediamento dei giovani nelle imprese agricole.
Alcuni Paesi hanno scelto un approccio nuovo, combinando alcune misure già citate con interventi per promuovere la collaborazione tra generazioni. Il Portogallo, ad esempio, dove il sostegno complementare al reddito per i giovani agricoltori non è stato previsto, ha scelto un mix di tre misure di cooperazione intergenerazionale.
Più in dettaglio, nei Piani Strategici che prevedono un intervento di cooperazione mirato al ricambio generazionale, si propone una modalità di insediamento del futuro IAP che include una fase di affiancamento. In questa fase, il giovane aspirante imprenditore agricolo è affiancato da un titolare che, per i primi anni, svolge un’attività di tutoraggio e supporto, prima di cedere la gestione dell’azienda al giovane come nuovo conduttore.
L’aiuto (es. credito d’imposta relativa alla cessione delle attività) è riservato solo agli agricoltori che hanno raggiunto l’età pensionabile o che la raggiungeranno entro la fine dell’operazione di cooperazione. Questo intervento è pensato per agevolare la successione dell’azienda, sia nell’ambito familiare sia, soprattutto, al di fuori della famiglia.
In conclusione, questo breve excursus sulle politiche agricole legate al ricambio generazionale evidenzia che, considerando lo scenario demografico del Paese, potrebbe essere utile adottare strumenti di collaborazione tra generazioni. Questi strumenti aiuterebbero a ridurre l’incertezza dei giovani imprenditori agricoli nei primi passi, garantendo al contempo la continuità delle attività agricole esistenti, soprattutto nei casi di successione al di fuori dell’ambito familiare.