Il 22 aprile si celebra in tutto il mondo la Giornata della Terra. Per l’AIC, per preservare l’agricoltura al centro la sfida climatica.

La Giornata della Terra, nata nel 1970 negli Stati Uniti e riconosciuta dal 2009 dall’ONU come “Giornata Internazionale della Madre Terra”, affonda le sue radici nel principio che tutti hanno diritto a un ambiente sano, equilibrato e sostenibile.

Istituita per sensibilizzare cittadini, istituzioni e imprese sull’urgenza di tutelare l’ambiente e contrastare il cambiamento climatico. Oggi, oltre un miliardo di persone in 193 Paesi partecipa ogni anno a manifestazioni, iniziative e azioni concrete per il pianeta. Il tema scelto per l’edizione 2025, “Our Power, Our Planet”, sottolinea la necessità di un impegno collettivo nella protezione della Terra e nella promozione di un modello sostenibile fondato sull’energia rinnovabile e sull’equità ambientale.

In questo contesto, l’agricoltura assume un ruolo sempre più centrale. A ricordarlo è Giuseppino Santoianni, presidente dell’Associazione Italiana Coltivatori (AIC), che ribadisce la funzione essenziale delle imprese agricole come alleate nella cura del territorio:

“L’agricoltore è oggi il primo custode del paesaggio, presidio attivo contro il dissesto idrogeologico e protagonista nella gestione sostenibile delle risorse naturali. Dove c’è agricoltura, c’è tutela del suolo, biodiversità, contrasto allo spopolamento delle aree interne. L’agricoltura non è il problema: è parte fondamentale della soluzione. In Italia, quasi il 54% della superficie è a rischio erosione, e nelle aree rurali interne si perdono ogni anno migliaia di residenti.

“Seguiamo con attenzione lo sviluppo della Strategia Agricola per le Aree Interne, che può essere un tassello utile per rafforzare la presenza agricola nei territori più esposti a fragilità economiche e ambientali. Come Associazione Italiana Coltivatori riteniamo importante che questo percorso si apra al confronto con chi quei territori li abita e li lavora ogni giorno. È essenziale prevedere strumenti che sostengano davvero le imprese agricole locali, favoriscano il ricambio generazionale, rendano più accessibili i servizi e valorizzino la funzione sociale e ambientale dell’agricoltura. Siamo pronti a offrire il nostro contributo affinché la strategia risponda alle esigenze reali del mondo rurale”.

I primi risultati delle analisi territoriali condotte dal MASAF in collaborazione con Unioncamere, presentati a gennaio 2025, hanno confermato l’importanza strategica di questi territori: il 46% delle imprese agroalimentari italiane si trova nelle aree interne, che ospitano oltre il 50% della superficie agricola utilizzata del Paese. In queste stesse aree si registra inoltre una significativa propensione verso l’agricoltura biologica e una forte presenza di imprese giovanili e femminili, segnali concreti di un potenziale da sostenere e valorizzare.

L’AIC sottolinea l’importanza di accompagnare la strategia con investimenti mirati nella manutenzione del territorio, nel rafforzamento delle pratiche agroecologiche, nella formazione dei giovani agricoltori e nella valorizzazione della multifunzionalità rurale. “Servono contratti di filiera equi, un piano straordinario per l’irrigazione sostenibile, il riconoscimento del ruolo sociale dell’agricoltore nelle comunità locali e misure strutturali per incentivare la permanenza nei territori più fragili” aggiunge Santoianni.

La Giornata della Terra, nata nel 1970 negli Stati Uniti e riconosciuta dal 2009 dall’ONU come “Giornata Internazionale della Madre Terra”, affonda le sue radici nel principio che tutti hanno diritto a un ambiente sano, equilibrato e sostenibile. Un principio che trova piena corrispondenza nella visione di un’agricoltura attenta all’ambiente, all’equità sociale e alla qualità della vita.

L’Italia, leader europeo nel biologico con oltre 86.000 operatori certificati e una superficie coltivata che supera il 17% del totale, può giocare un ruolo chiave nella transizione ecologica globale. “Serve una politica che metta in condizione le imprese agricole di restare nei territori, innovare, formarsi e partecipare ai processi decisionali in materia climatica e ambientale. La transizione ecologica passa dalle campagne”, conclude Santoianni.