Agricoltura biologica, dall’Europa 40 milioni per aumentare la produzione

L’obiettivo è arrivare in 10 anni al 25% di coltivazioni senza chimica. L’Italia è già al 15% (media Ue al 7,5%)

L’Europa accelera sul biologico, in linea con le indicazioni del nuovo patto ambientale che punta a ridurre sempre più l’uso della chimica in agricoltura. Incentivare ulteriormente la domanda di prodotti biologici, già da anni in forte crescita, preservando al tempo stesso la fiducia dei consumatori; incoraggiare l’aumento delle superfici destinate alla produzione biologica e rafforzare il ruolo del settore nella lotta contro i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità. Sono i tre pilastri su cui poggia il piano d’azione per l’agricoltura biologica promosso dalla Commissione europea, sul quale Bruxelles ha avviato una consultazione pubblica che si chiuderà il 27 novembre per raccogliere le osservazioni di cittadini, autorità nazionali e operatori.

Tutto questo in vista dell‘obiettivo stabilito dal Green Deal europeo di portare nel giro dei prossimi 10 anni al 25% le superfici coltivate a biologico nell’Unione. Per farlo, in un settore nel quale l’Italia è già leader con oltre il 15% dell’intera superficie agricola dedicato a fronte di una media Ue del 7,5%, sarà intanto fissato a partire dal 2021 un budget specifico, pari a 40 milioni, da utilizzare nell’ambito dei programmi di promozione all’estero dei prodotti europei.

L’importo cofinanzierà iniziative di promozione e campagne d’informazione per sensibilizzare i consumatori sulle qualità dei prodotti biologici – che si distinguono da quelli tradizionali per il mancato ricorso alla chimica – e favorire così l’espansione della domanda.

Uno stanziamento che si aggiunge agli incentivi europei previsti da tutti i piani regionali di sviluppo rurale per il mantenimento o la conversione delle aziende agricole verso il metodo di produzione biologico, che hanno avuto un ruolo determinante nella vorticosa crescita degli ultimi anni, accanto alle preferenze dei consumatori in un mercato che sempre più premia i cibi percepiti come ecosostenibili. Una crescita che Bruxelles vuole continuare a sostenere anche attraverso la riforma in corso della Pac. Il settore, sottolinea il commissario Ue all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, «sarà un alleato fondamentale nella transizione che promuoviamo verso un sistema alimentare più sostenibile e una migliore protezione della nostra biodiversità».

Intanto però, contestualmente all’avvio della consultazione pubblica, Bruxelles ha proposto di rinviare di un anno l’entrata in vigore, in calendario l’1 gennaio 2021, della nuova normativa in materia di agricoltura biologica. Si tratta del regolamento approvato nel 2018 dopo un lungo braccio di ferro e contestato soprattutto dall’Italia perché, tra le altre cose, non riconosce l’obbligatorietà dei vincoli sui residui di fitofarmaci applicati invece dai produttori italiani, penalizzando così in qualche modo la leadership e l’eccellenza del biologico made in Italy. Il regolamento prevede inoltre una razionalizzazione dei controlli, la possibilità di ottenere certificazioni di gruppo per i piccoli produttori e il rispetto degli standard Ue per i prodotti importati, oltre a una più netta separazione per le aziende miste. «Sebbene il nuovo regolamento costituisca una solida base – scrive l’Esecutivo Ue – è necessario che anche il diritto derivato, ancora da adottare, sia altrettanto resiliente». Tradotto, la pandemia ha rallentato la messa a punto degli atti necessari e, pertanto, la Commissione ha deciso di proporre il rinvio, accogliendo la richiesta degli Stati.

L’Italia ha visto negli ultimi dieci anni quasi raddoppiare le superfici coltivate a biologico (+76% dal 2010 secondo i dati Sinab-Nomisma), giunte a ridosso dei 2 milioni di ettari, pari al 15,5% della superficie totale, con 79mila aziende che operano in un mercato stimato in oltre 4 miliardi annui, di cui oltre la metà arriva dall’export. In questo scenario FederBio, l’associazione nazionale di settore, lamenta però la scarsa attenzione per il settore: «Di fronte a un quadro europeo che punta all’affermazione del biologico come paradigma di riferimento per il sistema agroalimentare, è incomprensibile che l’Italia non si allinei a questa strategia rischiando di non intercettare le risorse che l’Europa mette a disposizione, con evidenti ripercussioni sulle nuove opportunità per il territorio e in particolare per i giovani».

«È paradossale – aggiunge Maria Grazia Mammuccini, presidente dell’associazione – che in Italia la legge sul bio sia ferma da oltre due anni al Senato, dopo essere stata approvata quasi all’unanimità alla Camera. Si tratta di un’occasione storica considerando che l’Italia è particolarmente vocata al biologico. Con condizioni normative e una politica agricola comune adeguate potrebbe raggiungere agevolmente il 40% di superficie bio entro il 2030 e fare del sistema agroecologico un vero driver di sviluppo per rilanciare la nostra economia».

Articolo pubblicato da www.ilsole24ore.com